Giulia Siena 12/01/2010 ore 11.00
ROMA - Intervista a Francesca Barra, autrice di "A casa di Jo" (Aliberti Editore)
Estro e tradizione, possono essere queste le parole chiave di “A casa di Jo”?
Io vivo in costante oscillazione fra le mie nature. Una tradizionalista, l’atra creativa, indipendente e incontenibile. Tutto ciò, comunque, converge sempre in quello che faccio. Non utilizzo mai una solo visione della vita, le lascio libere perfino di scontrarsi. Siamo donne, succede!
Il libro è diviso in sezioni, ognuna dedicata a dei momenti e a delle persone; come sono nate le varie parti del libro?
Il libro è nato prima su Facebook, con un gruppo che prende spunto dalle mie cene casalinghe con gli amici che mi chiamano, appunto, Jo, visto che Jo March di “Piccole donne” era la mia musa. Scrittrice ribelle, libera e ostinata. Poi diventa libro e spontaneamente ho deciso di mescolare ricordi, testimonianze di amici, di colleghi conosciuti al pubblico, come attori, cantanti, scrittori, conduttori…
All’inizio del volume affermi che “cucinare è un atto d’amore”, può essere davvero un “mezzo di comunione” anche per cuochi imperfetti?
Per me non esistono persone stonate o cuochi senza dote. Si educa a tutto con una qualità che è, appunto, l’amore.
Quanto tempo dedichi alla cucina?
Ogni giorno cucino da brava mamma al mio bimbo, e ci tengo a farlo personalmente anche se due lavori mi impegnano non poco. Magari preparo il sugo il fine settimana o i minestroni. Per sempre un piccolo aperitivo nell’attesa, primo secondo e contorno. Frutta lontana dai pasti. In questo sono molto tradizionalista, sì.
Come vedi il successo della cucina in tv?
Il cibo è un bisogno primario. E’ affascinante, non noioso dunque, mai scontato. Colorato, curioso e divertente, alla portata di tutti e, per ogni portafoglio ci sono varianti. Direi l’unico superstite della democrazia!
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Bellissima la Barra
RispondiEliminaFRANCESCA BARRA UNA FATA
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