martedì 8 marzo 2011

Lucia Resta ci svela qualche curiosità sul suo romanzo “Abbasso Cenerentola”


Alessia Sità
ROMA - ChronicaLibri questa settimana ha intervistato Lucia Resta, autrice del romanzo “Abbasso Cenerentola”, pubblicato da Boopen LED. La scrittrice racconta la sua passione per la scrittura e svela qualche curiosità sulla stesura del libro.
Come hai iniziato a scrivere?
Fin da piccolissima mi è sempre piaciuto scrivere. Alle elementari realizzavo dei giornalini tipo “Topolino”, ci mettevo dentro di tutto: notizie, giochi enigmistici (li inventavo io, quindi erano praticamente improponibili), fumetti il cui protagonista era il mio cane. Alle medie, invece, costringevo le mie amiche a recitare commedie scritte da me. Mi ricordo che una volta ho elaborato una parodia de “La Giara” di Pirandello in cui ci ficcavo dentro i tormentoni di Aldo, Giovanni e Giacomo… Dal liceo in poi, invece, mi sono concentrata sul giornalismo e a 24 anni sono diventata professionista. 

Leggere il tuo romanzo mi ha particolarmente divertita. Come nasce “Abbasso Cenerentola” ?
Questo romanzo (io lo chiamo “il librastro”) l’ho scritto proprio mentre preparavo l’esame di Stato. Avevo bisogno di staccare un po’ dai codici deontologici, dal diritto e da tutti i noiosissimi argomenti che dovevo studiare. Così, in venti giorni, scrivendo un’ora ogni pomeriggio, ho completato la prima versione del libro.

Ti sei ispirata alla tua vita privata per raccontare le disavventure professionali e sentimentali di Giulia?
Più che alla mia vita privata mi sono ispirata al mio mondo, quello dei giovani giornalisti che cercano di affermarsi, studiano, si sacrificano, ma hanno a che fare con una società che non premia il merito e in cui il fattore C è decisivo, perciò cercano costantemente il colpo di fortuna che gli cambi l’esistenza. La trama è completamente inventata, mentre per alcuni personaggi mi sono ispirata a persone che conosco davvero.
Alcuni fatti, in particolare quelli che possono sembrare gag demenziali, mi sono invece successi veramente: come la richiesta di informazioni a un trans, il cagnolino che cercava di scipparmi, la grassona spiaccicata su un braccio e via dicendo…

Durante la stesura del romanzo ti sei mai trovata in difficoltà? C’è stato un momento in cui hai pensato: ‘e adesso, che cosa succede?’ Insomma, hai vissuto il tanto temuto ‘blocco dello scrittore’?
Non è stato un vero e proprio “blocco dello scrittore”, ma a un certo punto non sapevo bene come procedere con l’intreccio. Infatti la prima versione finiva un po’ a tarallucci e vino. Quando Boopen LED mi ha chiesto di ripubblicare il romanzo, dandomi la possibilità di rivederlo, invece, ho cambiato alcune parti e soprattutto ho aggiunto molte più battute. Questo perché nel frattempo il mio modo di scrivere era cambiato. Non stavo più preparando l’esame di Stato, ma mi stavo già dedicando al mondo della comicità e avevo da poco iniziato a scrivere anche per “Lo Stivale Bucato”. Probabilmente, se dovessi rivederlo un’altra volta ancora, il libro diventerebbe ancora più comico.

Pensi di dare un seguito alla storia di Giulia?
Non è nei miei progetti immediati, ma se proprio avessi l’ispirazione per scrivere un seguito di questa storia, sicuramente cambierei punto di vista, non più quello di Giulia, ma di un altro personaggio.

Credi si possa fare una vera e propria distinzione fra letteratura ‘commerciale’ e letteratura di ‘qualità’?
Sono tipi di scrittura molto diversi e che hanno un target diverso. Anche se, non ti nascondo, che io da lettrice spesso passo con disinvoltura da un genere a un altro, o magari leggo contemporaneamente due libri molto diversi tra loro. La chick lit, per esempio, la leggo mentre sono alle prese con un saggio un po’ più “pesante”.
Io però, forse, sono un caso a parte… Conosco persone che non aprirebbero mai un libro di chick lit e altre che non leggerebbero mai un saggio politico.
Personalmente, non credo di avere la sensibilità dei bravi scrittori, quelli che vincono i premi. Io sono una giornalista appassionata di comicità, quindi posso scrivere saggi o libri umoristici, non certo capolavori da "Premio Strega"
.

Pensi che il genere ‘chick lit’ possa essere la tua strada o hai già in mente di scrivere anche qualcosa di diverso?
Ultimamente sto incontrando molte difficoltà a trovare un libro di chick lit che mi piaccia davvero. Anche l’ultimo di Sophie Kinsella, che è uno dei miei idoli, mi ha deluso un po’. Non so se sono io che sono cambiata o se è lei che è peggiorata… La chick lit che piace a me sconfina quasi nella scrittura comica vera e propria. Infatti la seconda versione di “Abbasso Cenerentola!” va in quella direzione. Se dovessi scrivere qualcos’altro cercherei di far ridere ancora di più oppure mi occuperei di tutt’altro, magari un saggio su uno dei miei mille interessi, che ne so… qualcosa sull’uso dei new media in campagna elettorale, sulle donne e lo sport o sulla Fonte Q.

Tre parole per definire il tuo romanzo.
Io lo definisco da sempre leggero e divertente, il terzo aggettivo, suggeritomi da alcune persone che lo hanno letto, è “spassoso”.

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