Visualizzazione post con etichetta Giulio Gasperini. Mostra tutti i post
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domenica 13 novembre 2011

"La mia fuga dai Piombi": quando Casanova, grazie alla cultura, evase.

Giulio Gasperini
ROMA –
Giacomo Casanova fu, insieme a Cagliostro e Lorenzo da Ponte, il personaggio che più animò, sapidamente, le cronache mondane e sociali dell’Europa del Settecento. In quella che Benedetta Craveri ha definito “la civiltà della conversazione” esistevano salotti dove il chiacchiericcio era l’occupazione principale, dove le signore e i signori, senza vergogne né pudori, si raccontavano le notizie e le dicerie, gli scandali e i tradimenti, riportavano le conversazioni ed esageravano i sospetti. Possiamo soltanto immaginare quanto la personalità di Casanova, anche in seguito alla pubblicazione del racconto della sua evasione dal carcere più inespugnabile del mondo (“Histoire de ma fuite des prisons de la République de Venise qu’on appelle ‘Les Plombs’”, pubblicata in francese nel 1787) facesse congetturare e divertire.


domenica 6 novembre 2011

"Libro di Ipazia": in un mondo che cambia chi sa distinguere il tramonto dall'alba?

Giulio Gasperini
ROMA –
La verità più profonda è quella che pronuncia Sinesio: ha il sapore (l’ombreggiatura) d’una profezia che, a distanza di secoli, si sta compiendo anche nei nostri miserrimi anni Zero: “Quando si è in alto mare la luce del tramonto e quella dell’aurora non sono molto dissimili. Non so bene distinguere”. Come a voler dire che, in epoca di transizioni, quella che pare la fine potrebbe essere l’epilogo ma potrebbe ben essere pure l’inizio di qualcosa d’altro. Ed è proprio questa indecisione, questo dubbio feroce, che Mario Luzi ha voluto indagare, in questa sua raffinata opera, “Libro di Ipazia”, edita da Mondadori nel 1978.


domenica 30 ottobre 2011

"Gentilissimo sig. Dottore, questa è la mia vita": un volto per tutti quelli che non disturbano la Storia.

Giulio Gasperini
ROMA –
Sono molte le latitanze per non disturbare la Storia: Elsa Morante, ad esempio, lo dimostrò e documentò magistralmente in quel capolavoro che intitolò, non casualmente, “La Storia”. Negli anni del ribattezzato “secolo breve” uno dei modi coatti, più vergognosi e turpi, nel quale violare e sacrificare le individualità, fu il manicomio. Tutto questo prima della legge 180/78, la legge Basaglia, che chiuse tali “istituti” col nobile proposito (ahimè, mai perseguito né realizzato) di accudire e seguire i presunti “malati” in altri contesti e in altre forme di socialità. Poche sono state le voci che, dall’inferno di codesti istituti, si sono sollevate e sono giunte a ripristinare e riconfermare una liricità d’esistenza, una fiera (e, in molti casi, lucida) cognizione del sé. Adalgisa Conti è una di queste voci: sua è una lettera, di spietato autobiografismo, datata 25 marzo 1914, e pubblicata nel 1978 da Gabriele Mazzotta Editore, che si apre con queste limpide parole: “Gentilissimo sig. Dottore, questa è la mia vita”.


domenica 23 ottobre 2011

"Sia dato credito alla poesia", ovvero come si allacciano realtà e interiorità.

Giulio Gasperini
ROMA –
Tutti noi, generalmente, ricordiamo qualche Premio Nobel, soprattutto della letteratura: sia perché qualcheduno lo studiamo pure a scuola, sia perché è il Premio, tra i tanti, forse più accessibile, più immediato. Il giorno dopo, entrando in una libreria, ci troviamo già sommersi dai titoli dello scrittore vincitore pubblicati in traduzione, decorati con fascette e richiami luccicanti da casinò. Non so, però, quanti di noi sanno che ogni premiato, durante la cerimonia, deve tenere un discorso: e che tali discorsi, in molti casi, son diventati opere illuminanti, frammenti di grandezza, umana e/o poetica, assolutamente imprescindibili per conoscere meglio un autore e la sua produzione intera. È il caso del discorso del Premio Nobel del 1995, il poeta irlandese Seamus Heaney, che lesse un appassionato testo intitolato (in traduzione) “Sia dato credito alla poesia” (Archinto, 1997).

giovedì 13 ottobre 2011

Tutte le più genuine ragioni per le quali la "Valle d'Aosta" è così "speciale".

Giulio Gasperini
ROMA –
Su una cartina, un mappamondo qualsiasi, la sua estensione (appena 3.263 kmq) occupa il tempo, quasi, di un errore. Bisogna sapere che esiste, altrimenti si smarrisce, persa in quelle increspature vertiginose di rocce che si chiamano Alpi, trovandosi, guarda caso, proprio in quel segmento dove le Alpi sono più alte – le più alte d’Europa! Lei, in realtà, è formata da quelle sottili valli che, da ogni direzione, si riversano nella vallata centrale, quella solcata dalla Dora Baltea e dalla sua acqua che pare torbida, sporca, ma che è soltanto fresca di ghiacciaio. “Valle d’Aosta”, la guida delle Edizioni Lightbox (2011), è stata scritta dalla popolazione locale.

domenica 9 ottobre 2011

La sapienza più giusta è proprio quella de "I bambini".

Giulio Gasperini
ROMA –
Sono senza dubbio anomali “I bambini” che Fausta Cialente getta, discreta e devota come sempre, sul palcoscenico narrativo di questi brevi ma sapidi racconti, pubblicati la prima volta nel 1976, da Editori Riuniti. La loro stesura è remota, è quasi contemporanea alla composizione del capolavoro, quel "Cortile a Cleopatra" che riteniamo uno dei maggiori romanzi italiani del Novecento. Tutti i racconti riportano la data in calce, e capiamo che non son stati più rivisti dalla scrittrice errante; tutti tranne uno, il primo, quella “Canzonetta” che dal titolo pare, invece, anticipare le tematiche dell’altro grande romanzo egiziano, “Ballata levantina”.

domenica 2 ottobre 2011

"Il bacio di Lesbia": quando un bacio può essere tutta una vita.

Giulio Gasperini
ROMA –
Cantò l’amore estremo, Catullo, quello che devasta e brucia, che distrugge e sconvolge. L’amore che fa odiare e amare con la stessa intensità, con lo stesso cieco furore, con la stessa caparbietà dell’errore. Ma come nacquero le sue poesie? Come si plasmò la sua vena poetica, la sua ispirazione d’amore? Alfredo Panzini accorre in aiuto alle carenze storiche – come molte volte accade nella storia letteraria – scrivendo “Il bacio di Lesbia” (Mondadori, 1937): un romanzo d’ipotesi, nel quale la storia si allaccia alla letteratura e poi alla politica e poi alla filosofia e poi alla religione e, perché no, alla leggenda che codesti personaggi innegabilmente nutrono e alimentano.


venerdì 23 settembre 2011

"I ca dao del Vietnam": la poesia del quotidiano che nutre l'uomo.

Giulio Gasperini
ROMA –
La poesia, si sa, nacque esattamente quando nacque l’uomo. Prima della narrativa l’uomo manifestò la sua coscienza artistica tramite versi, tramite il modulare di ritmi e suoni. Ed era una poesia, come Omero insegna, che discettava del quotidiano, che nella vita di ogni istante, di ogni attimo, sapeva gemmare ed elevarsi a voce dell’eterno, in un laccio così stretto e inscindibile tra la materialità dell’esistenza e la validità acronica dei sentimenti. I primi poeti furon tutti anonimi, senza voci né volti, proprio perché la visione poetica era di competenza comune. “I ca dao del Vietnam” (pubblicati dalla ObarraO edizioni nel 2000) proprio questa ricchezza possiedono: quella, cioè, d'esser stati composti da uomini comuni, da contadini, da barcaioli, che possedevano la ricchezza piena della lingua e sapevano accordarla sontuosamente con gli elementi naturali, coi loro moti interiori, coi profili degli altri uomini e delle altre donne.


domenica 18 settembre 2011

"Giovanna d'Arco": le nuove confessioni d'una donna (forse martire e fatta santa)

Giulio Gasperini
ROMA –
Giovanna d’Arco, la pulzella d’Orléans, morì veramente arsa sul rogo? Era Giovanna quella donna condannata e incappucciata che fu sacrificata alla punizione suprema, con l’accusa d’essere strega ed eretica ma con la reale motivazione d’una vergognosa e umiliante sconfitta militare? Maria Luisa Spaziani recupera non soltanto una versione differente e divergente della storia ma persino un metro popolare della poesia italiana per ridare voce, consapevole, all’eroina del Medioevo, a una donna che fu bambina, che fu soldato, che fu martire in uno spazio ridotto al capogiro, e alla fine, come riscatto dei colpevoli, riverita come santa. “Giovanna d’Arco” (Marsilio, 1990) è un poemetto in ottave, il metro dei canti popolari e poi cavallereschi (quello, per intendersi, dell’Orlando Furioso e della Gerusalemme Liberata), anche se la Spaziani non lega gli endecasillabi con le rime, ma li lascia sciolti, più ariosi; li fa respirare e a noi ci culla nella loro musicalità ammaliante.

domenica 11 settembre 2011

"Siamo state a Kirkjubaejaklaustur", fuggendo tutto e tutti (tranne sé stessi)

Giulio Gasperini
ROMA
Un reportage, più intimo che sentimentale, di un viaggio in Islanda, terra remota e d’arcane definizioni, redatto da Valeria Viganò: ecco “Siamo state a Kirkjubaejarklaustur” (paese che, se pur tentando, non può nulla, in lunghezza, con Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch, in Galles), pubblicato da Neri Pozza nella collana Il cammello battriano nel 2004. Due donne italiane partono per un viaggio on the road, desiderose di spazi vuoti e vuoto di rumori, di orizzonti sconfinati e vaporosi, del sotto che si confonde col sopra, e delle direzioni che paiono stordirci ma non depistarci.

domenica 4 settembre 2011

"La storia d’Italia in 200 vignette": poche parole e tanto grottesco per un’Italia che pare non crescere mai.

Giulio Gasperini
ROMA Si principia con Romolo e Remo abbandonati dagli uomini e si termina con un’amara confessione: “– Io sono onesto. – Non si preoccupi, vedrà che ci sarà un’amnistia”. Tra questi due momenti – alfa e omega – si ride (sempre a denti stretti) e si riflette sulla lunga e corposa storia della nostra penisola. Il grande vignettista e giornalista Giovanni Mosca ha raccolto, in questo “La storia d’Italia in 200 vignette” (edito da BUR nel 1975) tutti i vizi e le virtù del popolo italico, folgorando momenti storici e personaggi nella loro limitata attualità, ma offrendo a loro (e a noi) la possibilità di superare questi limiti imposti e di offrirsi quasi come una sorta di exemplum: in ogni vignetta siamo ammoniti noi, abitanti di un’Italia diversa e futura, perché vale sempre lo stesso principio, incrollabile e inconfutabile, che se si comincia a ignorare il passato non si potrà evitare un suo ritorno.

venerdì 2 settembre 2011

"Patologie"- male di vivere nella poesia della Maremma

Marianna Abbate
ROMA - Lo conosco troppo bene questo poeta per essere veramente oggettiva. E' mio amico. 
Lo conoscono, seppure forse un po' meno, anche i più affezionati lettori di ChronicaLibri: è l'autore più proficuo della nostra rubrica vintage. 

Il suo libro ce l'ho da mesi. E da mesi non ho il coraggio di recensire le sue parole, pubblicate nella collana Nuovi talenti della casa editrice Dreams Entertainment. 

giovedì 25 agosto 2011

Terre di Mezzo editore ci accompagna "a Santiago lungo il cammino portoghese"

Giulio Gasperini
ROMA –
Strade diverse portano comunque a mète note. Santiago di Compostela è destinazione oramai prospera e certa. Per arrivarci, tradizionalmente, si parte da Puente alla Reina, una piccolissima località della Navarra, e si percorre il cosiddetto Camino Francés. Ma già anticamente le strade che conducevano alla tomba dell’apostolo Giacomo erano molte di più. Una di queste era il Camino Portugues, che la Terre di Mezzo Editore ci illustra nel libro “A Santiago lungo il cammino portoghese”, scritto da Irina Bezzi e Giovanni Caprioli, e pubblicato nella collana Percorsi.

venerdì 19 agosto 2011

"Sorella Toscana": la più bella regione, tra musica e parole.

Giulio Gasperini
ROMA
- Una silloge poetica e un CD per celebrare la Toscana, per raccontarla nella quotidianità dei suoi abitanti, anche grazie al complice aiuto di toscani blasonati e conosciuti, dalla grande Atina Cenci a Cristiano Militello, da Alessandro Benvenuti a Leonardo Pieraccioni, da Alessandro Nannini a Renzo Ulivieri. La casa editrice di Colle Val d'Elsa, Edizioni Protagon, ha pubblicato "Sorella Toscana": un libro di poesie, circa un centinaio, curate da Marco Brogi, e dieci canzoni, create dal musicista Nicola Costanti per accompagnare la parola scritta, per guidarci alla scoperta di un borgo in particolare, Buonconvento, diventato exemplum per tutta la regione.

venerdì 12 agosto 2011

Alla riscoperta del patrimonio antropologico delle "Fiabe e storie della Maremma"

Giulio Gasperini
ROMA –
L’editore Effigi, di Arcidosso, ha recentemente ripubblicato, in una nuova revisione anastatica, “Fiabe e storie della Maremma”, la summa del lavoro di Roberto Ferretti, fondatore dell’Archivio delle tradizioni popolari della Maremma grossetana. Ferretti fu appassionato studioso del folklore della sua terra, tanto da dedicare la sua tesi di laurea proprio alla riesumazione (e alla salvaguardia) del materiale antropologico e folkloristico declinato, in particolar modo, nella forma della fiaba, una delle concretazioni più originali e peculiari.

venerdì 29 luglio 2011

"Papà Mekong", dove ancora si può scommettere sull'intima bontà dell'uomo.

Giulio Gasperini
ROMA –
Arduo è scrivere un romanzo che abbia come argomento i viaggi. Perché si rischia di essere pedanti, di scrivere inutili glosse, di voler dare troppe informazioni che pertengono più a una guida turistica che non a un prodotto di finzione narrativa. Corrado Ruggeri, consumato giornalista ed esperto viaggiatore, ha pubblicato per
Infinito Edizioni, casa editrice dalla vocazione del sociale, “Papà Mekong” (2011, collana Grandangolo), un libro che su questi due fronti (guida vs. romanzo) si dondola con misura e sobrietà.
È una storia, quella di “Papà Mekong”, che si orchestra tramite l’allacciarsi e l’intersecarsi di tante altre storie: tante individualità che, spesso gravate da un passato ingombrante e prepotente, si trovano a toccarsi, anche solo a sfiorarsi, in una progressione alla casualità che pare piuttosto un disegno geometrico del destino.

domenica 24 luglio 2011

"Altri seguiranno": un testimone che fu vero martire.

Giulio Gasperini
ROMA –
Col sangue scrisse le sue poesie Alexandros Panagulis. E le imparò a memoria, perché anche se gliele avessero sequestrate, sarebbe stato sempre in grado di ricordarle. Le scrisse, Alekos, durante la disumana prigionia nel carcere di Boyati, in quella cella loculo progettata e costruita appositamente per lui, per contenere la sua furia e il suo urlo di libertà. Era il 1968; per Panagulis, dopo l’attentato fallito al capo della Giunta dei colonnelli (e promotore del colpo di stato) Georgios Papadopoulos, cominciarono i duri e oscuri anni delle torture e delle violenze, che trovarono un prepotente sfogo creativo in queste poesie che, di nascosto, riuscirono a esser spedite fuori dal carcere e a esser pubblicate. In Italia, meritarono l’ammirazione di Pasolini e il Premio Viareggio. Flaccovio, editore di Palermo, nel 1990, le ha ripubblicate: “Altri seguiranno”, più che titolo d’una silloge, infatti, vuol essere un ammonimento, un auspicio; ma, ancor di più, una certezza d’avvenire.

domenica 17 luglio 2011

"Lettere d'amore": tanto abbiamo amato e tanto, per questo, ci sarà perdonato.

Giulio Gasperini
ROMA –
George Sand fu donna che si chiamò come un uomo; fumò come un uomo; indossò pantaloni come un uomo. George Sand, di uomini, ne amò tanti; d’un amore che fu passione, estrema devozione, dedizione assoluta (“non c’è che l’amore che al mondo abbia qualche significato”). George Sand fu donna che visse ogni singolo minuto dei suoi amori spesso contrastati e travagliati, ma sempre condivisi. Suo amante fu Chopin; suo amante fu Alfred de Musset, col quale intessé anche un rapporto epistolare delizioso e profondo, tradotto in italiano da Archinto, nel 1999. Le loro “Lettere d’amore” ci fanno penetrare, con grazia e discrezione, in un inverso complesso ma avvolgente, fatto di dolci atteggiamenti, furiose passioni e grande stima reciproca; quando ancora i rapporti non diventavano svogliati, e i sentimenti (le promesse!) eran più duraturi d’un sms o d’un commento su facebook.

martedì 5 luglio 2011

"L’omosessualità non è ancora metabolizzata dal nostro panorama letterario (e culturale)": ChrL intervista Giorgio Ghibaudo.

Giulio Gasperini
ROMA –
Ghibaudo, torinese d.o.c., ha una scrittura scevra di finzioni inutili, di orpelli grevi. Ha una scrittura pratica e maneggevole, semplice e non artificiosa. Esattamente come è lui; e lo capirete dalle risposte alle mie domande. Con Giorgio abbiamo provato ad armonizzare l’intervista. Lui si è scherzosamente lamentato che le mie domande eran complesse, e che sarebbero servite ore di telefono per rispondere. Io credo che abbia risposto in maniera molto intelligente, non trovate?!?

Scontata e prevedibile, la prima domanda riguarda il materiale autobiografico presente in questo romanzo. Quanto ce n’è? Quanto ce ne sarebbe stato di più?
Se la domanda era (per tua stessa ammissione) prevedibile, mi auguro di sconvolgerti ammettendo che, pur essendo un’opera prima, nella quale ci si aspetterebbero aneddoti raccattati qua e là dal mio passato, in Kiss Face l’unico elemento vagamente autobiografico è la festa di mezza estate alla quale i due protagonisti partecipano.

lunedì 27 giugno 2011

"Kiss face" e l'importanza delle "streghe".

Giulio Gasperini
ROMA –
Nel gergo (cinematografico e da sit-com, come Will&Grace) si chiamano streghe; in romanesco vengono definite frociarole. Ma qualsiasi termini si usi (anche più neutro e dimesso) resta indiscutibile che per un giovane ragazzo gay siano imprescindibili e insostituibili. Giorgio Ghibaudo, fresco scrittore e caparbio volontario, esordisce alla narrativa con “Kiss face”, pubblicato da Lineadaria nel 2011, scegliendo proprio di presentarci una sorta di Éducation sentimentale dei nostrani Anni Zero.
La storia, in sé per sé, è un riproponimento – prevedibile, a dire il vero – di qualcosa di già sentito: un ragazzo, che non si accetta fino in fondo, dopo un’inevitabile enorme crisi sentimentale e affettiva, sventa la rovina conoscendo, in circostanze divertenti, una ragazza (la strega, appunto), che lo guiderà, con la sua mancanza d’inibizioni e il suo polso fermo, a capirsi e accettarsi.

È prevedibile, si diceva, che tali storie abbiano, ben o male, lo stesso canovaccio. E questo romanzo non sgarra dal previsto. Però Ghibaudo sa introdurre delle novità, a cominciare dal titolo: cos’è la kiss face, ve lo siete chiesto? Ebbene, ci pensa lo scrittore a rendercene edotti, fornendoci la definizione di un dizionario, sia nel suo significato letterale che in un significato esteso, traslato. (Però io ve lo taccio). La grande protagonista, in tutto ciò – che rischia persino di soffocare la voce narrante (quella del ragazzo gay) – è, appunto, Francesca, deliziosa e anticonformista ragazza dall’animo (all’apparenza) completamente disinibito e sapientemente duttile (e che ancora, beata lei, sa scrivere cartoline!).
“Kiss face” è un romanzo stuzzicante perché ha il coraggio di prendersi in giro, di smascherarsi per quello che in realtà è: una sorta di commedia degli errori (e delle maschere), nella quale tutti i protagonisti si ritrovano, all’arrivo, sciolti dai loro enigmi e declinati secondo nuove prospettive; proprio come succede nella realtà, quando si cresce, e si accumulano i giorni. “Kiss face” è un sogno di una notte di mezz’estate: attraversa la follia d’una confusione di ruoli e, dopo il disvelamento magico e giocoso, approda alla definizione; o meglio, se non proprio a una definizione, quanto meno a un “contornamento”.
Questa è la nuova declinazione del romanzo di formazione, negli Anni Zero: una lievità disarmante ma intelligente, una virata verso meccanismi lineari di causa-effetto e poco arzigogolati meandri mentali. Sicché niente più Le Rouge et le Noir né l’educazione sentimentale è più quella di Flaubert. Ma questa, nuova e più istantanea, che persegue anche Ghibaudo: fulminea, repentina, divorante nella sua irruente frenesia.