
ROMA – La poesia, si sa, nacque esattamente quando nacque l’uomo. Prima della narrativa l’uomo manifestò la sua coscienza artistica tramite versi, tramite il modulare di ritmi e suoni. Ed era una poesia, come Omero insegna, che discettava del quotidiano, che nella vita di ogni istante, di ogni attimo, sapeva gemmare ed elevarsi a voce dell’eterno, in un laccio così stretto e inscindibile tra la materialità dell’esistenza e la validità acronica dei sentimenti. I primi poeti furon tutti anonimi, senza voci né volti, proprio perché la visione poetica era di competenza comune. “I ca dao del Vietnam” (pubblicati dalla ObarraO edizioni nel 2000) proprio questa ricchezza possiedono: quella, cioè, d'esser stati composti da uomini comuni, da contadini, da barcaioli, che possedevano la ricchezza piena della lingua e sapevano accordarla sontuosamente con gli elementi naturali, coi loro moti interiori, coi profili degli altri uomini e delle altre donne.