martedì 11 gennaio 2011

Maddalena Lonati racconta "L'apostolo sciagurato"

Stefano Billi
ROMA
- Donna e uomo, eros e passione, sentimenti ed emozioni in una struttura narrativa tutta da scoprire. E' questo "L'apostolo sciagurato" e l'autrice, Maddalena Lonati, lo racconta in un'intervista a ChronicaLibri.

Cosa ha ispirato il libro "L'apostolo sciagurato"?

L’ispirazione per questo libro proviene da due elementi: il mio desiderio di sperimentare e mettermi alla prova con una struttura narrativa per me molto distante dalla precedente pubblicazione, ed il fascino che trovo essere insito nel tema dell’assenza che può divenire ossessione e così eterna presenza.

E’ una raccolta di racconti che diviene romanzo perché tutte le storie sono collegate da un preciso filo conduttore, e tutti i racconti sono nati grazie alla particolare relazione erotica e cerebrale dei due protagonisti. Lei, ormai plasmata dalla mente di Lui attraverso i vari giochi e le continue sfide per superare i propri limiti, inizia a scrivere i racconti durante l’assenza di Lui. E’ un tributo doveroso che Lei fa a Lui per ringraziarlo di essersi potuta evolvere conoscendo molto più profondamente se stessa ed aver esplorato la propria complessità mentale.
Vi è una sezione orizzontale che è quella che unisce tutti i racconti collegandoli fra di loro, ed una verticale, che rende finito e compiuto in se stesso ogni singolo racconto, un po’ come accade per gli episodi dei telefilm. Nell’epigrafe del libro vengono citati i versi della poesia “Eterna presenza” di Salinas. Era proprio questo il significato più profondo che desideravo conferire al romanzo: la passeggera corporea assenza deve diventare possessione totale, eterna presenza. Il rapporto così viscerale fra Lei e Lui, a tratti morboso, non può essere scalfito in alcun modo dalla sparizione dell’Apostolo sciagurato, tutt’altro. L’ossessione aumenterà in entrambi , e l’amore si evolverà nonostante la lontananza, perché Lui vivrà per sempre in Lei e viceversa. Eppure l’assenza, così dolorosa, andrà a permeare in modo inconscio tutto ciò che Lei scriverà durante quegli anni. Assenza declinata negli ambiti più svariati, ma che rappresenterà sempre il vuoto lasciato da Lui. Assenza che segnerà, nei modi più dissimili, le esistenze di tutti i personaggi che verranno creati dalla fantasia di Lei. Fantasia di Lei che ormai è divenuta un clone di Lui, sono l’uno la creazione dell’altro, l’uno lo specchio dell’altro, come nelle opere di Escher.


Quali sono gli autori che più hanno influenzato il tuo modo di scrivere?

Grande fonte di ispirazione è sempre stata rappresentata dai Decadenti, che mi affascinano per la loro ricerca estenuante della bellezza e per gli esiti virtuosistici a cui la loro sperimentazione è approdata. Amo i versi evocativi dei poeti maledetti, Mallarmè, Rimbaud, Verlaine, Baudelaire, ma soprattutto i romanzi dei Decadenti: il delirio immaginifico di Huysmans, il cinismo ineguagliabile di Oscar Wilde, la musicalità di D’Annunzio. Credo che sia possibile trovare degli eccellenti spunti di riflessione fra le loro righe per poi rielaborare il tutto in uno stile ed una modalità più consona ai gusti dei lettori contemporanei. Uno dei miei libri preferiti è però “ Lolita” di Nabokov, uno dei più straordinari romanzi che siano mai stati scritti. Nabokov rientra sicuramente fra i più grandi talenti del ‘900. Per quanto riguarda i contemporanei, ho avuto il piacere di leggere dei capolavori che mi hanno aiutata nel mio percorso formativo e sono stati fonte di ispirazione, ad esempio “ Le confessioni di Max Tivoli” di Greer, “ Il profumo” di Suskind, “ L’amante” di Marguerite Duras, “ Il danno” di Josephine Hart. Trovo che questi romanzi, per quanto completamente diversi fra loro, siano accomunati da livello stilistico altissimo.


Il romanzo si compone di tante storie; all'interno di quest'ultime è possibile ravvisare qualche elemento autobiografico, oppure hai scritto tutti i racconti senza riferimento alcuno al tuo vissuto e alle tue esperienze?

Ritengo che per uno scrittore ci sia sempre qualche elemento autobiografico in ciò che produce. Non mi riferisco a reali fatti personali vissuti, perché quando si scrive è fondamentale inventare, creare, stravolgere la realtà e romanzarla, ma alle emozioni, alle sensazioni, che anche se sublimate devono essere state provate per renderle credibili e riversarle sulla pagina. La fantasia è fondamentale ed è importantissimo utilizzarla al meglio per costruire situazioni ed intrecci interessanti per il lettore, ma credo che debba essere supportata da una base di verità per rendere più plausibili le proprie parole, e la realtà alla quale mi riferisco è proprio quella emozionale. Bisogna conoscere e vivere a fondo le emozioni, analizzarle, per poi riportarle in tutta la complessità delle
loro infinite sfaccettature. Scrivere delle sensazioni provate, anche se magari in ambiti diversi, permette inoltre di comprenderle meglio e sentirle in modo più viscerale, anche a distanza di tempo. Non condivido la recente moda di spacciare gran parte della produzione attuale per autobiografica, ritengo che questa necessità del pubblico di credere sempre che le storie siano reali nasconda, neanche tanto celatamente, una certa dose di morbosità. E’ una mentalità distorta che si è sviluppata nel corso degli ultimi anni, ed è probabilmente il prodotto della moltiplicazione dei reality-show, oggigiorno la sottile linea di demarcazione fra vero e verosimile è divenuta davvero labile. Trovo del tutto irrilevante, tra l’altro, che una storia sia reale o inventata, credo che l’unica distinzione che ci debba essere fra i libri sia fra quelli scritti bene e quelli scritti male, il resto non ha importanza alcuna. Ernest Hemingway affermava che i bei libri si distinguono perché sono più veri di quanto sarebbero se fossero storie vere, ed io condivido questa visione.
3. Quando hai scelto di articolare il tuo romanzo in tante vicende, avevi già una visione globale di tutti i racconti che volevi narrare, oppure hai scritto tutto di getto, senza pianificazione alcuna?
Avevo deciso da tempo la struttura di base, quindi la relazione fra Lei e Lui, la sparizione dell’Apostolo sciagurato e gli anni trascorsi da Lei a scrivere, inconsapevolmente, dell’assenza nei più vari contesti sino al suo agognato ritorno. Avevo inoltre pianificato la trama di qualche singolo racconto, ma molti altri sono nati mentre scrivevo, così come anche l’ordine in cui sono stati pubblicati è stato scelto successivamente.
Non affermerei di aver scritto di getto, non lo faccio mai, ciò che produco deriva da un attento e meticoloso lavoro sull’intreccio, lo stile, il ritmo, e soprattutto è il frutto di varie riscritture, talvolta anche radicali, ma di sicuro posso dire che i vari racconti sono stati influenzati da ispirazioni e suggestioni giunte in momenti diversi, non avevo la visione globale di tutte le storie.


Perché i nostri lettori dovrebbero leggere il tuo libro?

Mi auguro che lo leggeranno perché è un romanzo che propone una struttura piuttosto inusuale e molto contemporanea, l’averlo suddiviso in racconti lo rende un libro di agevole lettura, si tratta di un libro idoneo all’esiguo tempo che si riesce a dedicare giornalmente alla pagina scritta. Inoltre lo consiglio perché offre innumerevoli spunti di riflessione, deframmenta la realtà per ricomporla secondo regole diverse ed inaspettate, mi sono divertita a giocare spesso con il lettore fornendo delle premesse che poi vengono smentite nel corso delle storie così da generare stupore ed anche ad indagare la quotidianità da prospettive inusuali.
Chi volesse iniziare a farsi un’idea de “L’apostolo sciagurato” può digitare Maddalena Lonati su youtube e guardare alcune delle interviste rilasciate ed il booktrailer dello stesso.

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