
ROMA – La memoria pesa; perché è colma di responsabilità disertate, di omertà vergognose, di sgradevoli rapporti tra cause ed effetti. Oggi è una giornata della memoria: dopo quella del 27 gennaio, il Giorno della memoria per antonomasia oramai, il 10 febbraio si è legiferato (anche se di legge non ce ne sarebbe dovuto esser bisogno) che sia il Giorno del ricordo. La dicitura è lievemente diversa, ma la sostanza non muta. È un ricordo soprattutto italiano, d’un paese che è uscito più ferito dagli anni seguiti all’armistizio, che non da quelli belligeranti: un’Italia che ha patito più nel farsi che nel mantenersi. Da quel 2004 numerose pubblicazioni son fiorite, per tentare di far luce su una piega della nostra storia che, per diverse ragioni, era stata dimenticata; o avevano indotto a dimenticarla (dipende dai punti di vista). L’ultima ricostruzione storica è "I testimoni muti", di Diego Zandel (Mursia, 2011). Zandel dà al ricordo la veste di rievocazione fanciullesca (e romanzata): un po’ quel che I sentieri dei nidi di ragno di Calvino fu per la lotta di Resistenza. Perché le prospettive narrative son importanti, sono fondamentali: permettono di supplire a tutto quel che la storia ufficiale tace; e a tutto quello a cui la storia, prona, acconsente.