Alessia Sità
ROMA – Al giorno d’oggi, l’ossessione del posto fisso accomuna intere generazioni di lavoratori precari e di disoccupati. Trovare l’impiego dei propri sogni non è un’impresa facile; ma che cosa fare quando il tanto atteso lavoro arriva e ci si rende conto che non è esattamente quello desiderato? Ad affrontare questa difficile scelta è Chiara Santoianni, la protagonista del romanzo autobiografico “Il lavoro più (in)adatto a una donna. Le avventure semiserie di una docente precaria”, edito da CentoAutori, nella collana Palpiti. Già da bambina Chiara aveva una certezza: “da grande farò qualsiasi cosa, ma non l’insegnante”. Il destino, però, riserva a tutti delle sorprese inaspettate.
E così la nostra eroina, suo malgrado, si ritrova a ricoprire il ruolo che non avrebbe mai voluto avere. La sua esperienza di docente di Lettere, alle prese con alunni chiassosi, maleducati e poco interessati alla cultura, viene descritta in ogni piccolo particolare. Nonostante le numerose difficoltà incontrate e il mancato sostegno da parte di presidi, docenti e professori, Chiara tenta con ostinazione di portare a termine la sua missione impossibile: “sostenere la formazione delle coscienze”.
L’autrice oltre ad aprire una finestra sulla realtà degli istituti italiani, ritrae gli aspetti poco noti delle organizzazioni didattiche e i numerosi giochi di potere che si celano dietro.
Con una scrittura semplice e ironica al punto giusto, Chiara Santoianni offre un’eloquente fotografia del variegato universo della scuola di oggi, soffermandosi in particolare su cosa resta della professione docente e del mondo che lo circonda.
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