venerdì 13 maggio 2011

Michele Monina racconta "Eros Ramazzotti"

Stefano Billi
Roma - Da pochissime settimane è  in libreria "Eros Ramazzotti", il nuovo libro di Michele Monina pubblicato da Leggereditore. Il libro che racconta la vita e la musica della celebre pop star italiana è un percorso nella carriera di Eros: dai suoi esordi sino alle sue ultime opere, passando per i momenti salienti del suo percorso artistico e per gli avvenimenti più importanti della sua vita privata. Le canzoni di Ramazzotti fanno da sottofondo all'intessere - da parte di Michele Monina - di pagine molto appassionanti, che sanno carpire l'attenzione del lettore attraverso l'utilizzo di uno stile narrativo assolutamente coinvolgente e sincero.

Letterature: dal 19 maggio al 23 giugno sotto il cielo di Roma

ROMA - Letterature Festival Internazionale di Roma compie 10 anni e, dal 19 maggio al 23 giugno, si prepara a festeggiarli con 19 autori italiani e stranieri accompagnati da celebri attori, musicisti e artisti italiani.
Il grande evento letterario internazionale, realizzato dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, è ideato e diretto da Maria Ida Gaeta, direttrice della Casa delle Letterature di Roma, con la regia di Fabrizio Arcuri e l’organizzazione e produzione a cura di Zètema Progetto Cultura. Come di consueto il Festival si svolgerà in dieci serate presso la Basilica di Massenzio al Foro Romano, un sito suggestivo e di grande valore simbolico dove ogni anno si celebrano l’importanza, la vitalità e la forza del testo e della parola.

giovedì 12 maggio 2011

La signora del Brunello si racconta in “Il vino fa le gambe belle”

Silvia Notarangelo

Roma - “Il vino fa le gambe belle”, frase ricorrente tra le persone anziane dedite alla vendemmia, è il titolo di una suggestiva autobiografia, pubblicata da Edizioni Cantagalli. Protagonista, la “signora del Brunello”, Francesca Colombini, nata a Modena, nel 1931, da babbo Giovanni e mamma Giuliana. E’ una bambina vivace, Francesca, legge e scrive con avidità, cresce “tosta come una contadina”, ama le cose semplici e, nonostante alcuni periodi di lontananza, è nella splendida Montalcino che lascia il suo cuore. Tra le pagine della biografia, i ricordi si susseguono nitidi, solo di tanto in tanto offuscati dal tempo trascorso. Come ammette lei stessa, la sua è un’esistenza vissuta “in maniera corale”, in cui mai sono mancati l’affetto e la stima di familiari e collaboratori dai quali ha ricevuto ma anche dato molto.


Sono davvero tante le persone che occupano un posto speciale nella sua memoria: dal nonno che sovrintende la lavorazione dell’uva, ai contadini che si sono succeduti alla fattoria rallegrandone le giornate, fino ai numerosi personaggi noti che hanno decantato, in tempi più recenti, le lodi del Brunello. Francesca Colombini riserva parole affettuose per tutti loro mentre ripercorre la sua vita, una vita felice, certo, ma non facile. È ancora una bambina quando scoppia la Guerra, e, impietrita, deve stendersi a terra per evitare una raffica di proiettili. Si salva, ma quella durissima lezione non la dimenticherà mai.

Nel 1945, il trasferimento a Firenze segna l’inizio di un nuovo, importante capitolo, contraddistinto da un amore, quello per Fausto, che durerà per sempre e che sarà coronato dalla nascita di due figli, Donatella e Stefano.



Lo sguardo dell’autrice è costantemente vigile anche sulle vicende storiche di quegli anni, che tanto influiscono sulle sue scelte immediate e future: le rivendicazioni contadine, la difficile ricostruzione degli anni Sessanta, il rapporto di mezzadria che a poco a poco si sgretola, la consapevolezza che, mai come allora, sarebbero serviti “soldi, idee e coraggio”. Con queste premesse ha, quindi, inizio l’inarrestabile ascesa del Brunello, caratterizzata da una nuova mentalità che si sarebbe rivelata vincente: instaurare un rapporto diretto tra produttore e consumatore. Nonostante le difficoltà e le paure che accompagnano ogni cambiamento così radicale, l’azzardo sarà ampiamente ripagato. Arrivano i primi riconoscimenti, la commercializzazione si espande rapidamente, babbo Giovanni parla addirittura di una “verticalizzazione produttiva”, esprimendo il proprio desiderio di costruire un caseificio, un salumificio e un ristorante, per valorizzare e promuovere i prodotti della storica fattoria dei Barbi. Tutti progetti che saranno portati avanti, con audacia e determinazione, proprio dalla Colombini che, da ultimo, non può esimersi dal ringraziare tutti i suoi concittadini, tutti coloro che al Brunello “danno del tu e che lo hanno guidato, con mano sicura, nel mondo dei grandi vini internazionali”.

Punto Einaudi Merulana, da oggi un nuovo luogo di incontro

ROMA Apre oggi a Roma, a due passi dalla Basilica di Santa Maria Maggiore e dalla Stazione Termini, il nuovo Punto Einaudi Merulana, libreriaspazio espositivo di opere d'arte visiva, sede di eventi culturali e luogo di incontro. Nel Punto Einaudi Merulana sarà possibile trovare, oltre all'intero catalogo Einaudi, anche i Meridiani Mondadori, le pubblicazioni Electa (arte, architettura, design) e Fondazione Valla (classici greci e latini). In occasione dell'inaugurazione avrà luogo l'evento “Il Giardino Incantato. Immagini del Giardino di Boboli all'infrarosso”, prima esposizione fotografica a Roma di Sergio Garbari, fotografo presso il Polo Museale Fiorentino (Uffizi). Interverranno, oltre all'artista, gli scrittori Aureliano Amadei e Francesco Trento, autori del romanzo EinaudiVenti sigarette a Nassirya”, e dell'omonimo film.
Inaugurazione
giovedì 12 maggio 2011, dalle ore 18.00
Roma - Largo Sant'Alfonso, 3 (angolo via Merulana)
Ingresso Libero

mercoledì 11 maggio 2011

A Torino parte il Salone Internazionale del Libro

TORINO - Il Salone Internazionale del Libro torna con la sua ventiquattresima edizione da domani fino a lunedì 16 maggio 2011 al Lingotto Fiere. Nell'anno del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il Salone offre un layout completamente nuovo. Il Salone 2011 occupa con i propri spazi espositivi tre padiglioni espositivi di Lingotto Fiere: l'1, 2 e il 3. Il Padiglione 5 quest'anno è riservato all'area professionale con l'International Book Forum. New entry del 2011 è l'Oval, il palazzo di 20.000 metri quadri a campata unica nato per ospitare le gare di pattinaggio ai Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, dal luglio 2009 parte del polo espositivo. L'Oval ospita il Bookstock Village, l'area per i giovani lettori sostenuta dalla Compagnia di San Paolo; la mostra 1861-2011. L'Italia dei Libri; il Padiglione Italia con gli stand delle Regioni italiane per la prima volta riunite in un'unica area; gli stand delle Istituzioni nazionali; l'area Lingua Madre; lo spazio Libro e Cioccolato, Tentazione e Meditazione; lo spazio dedicato dalla Russia paese ospite ai piccoli lettori e una nuova Sala convegni.

"Bambini nel bosco", la storia di bambini nati con le storie

Giulia Siena
ROMA
- "Il problema con le storie era che molte parole erano misteri. Anche Tom faceva fatica a capirle tutte, quando le incontrava. Ma ogni tanto qualcuna riaffiorava, nitida, con il suo sapore, il suo odore, il suo colore. Zucchero, per esempio. Era bianca, forse appena rosa, e restava a lungo sulla lingua. Era una parola da succhiare." Cosa succede quando ai bambini vengono tolte le storie, i giochi, i genitori e i sorrisi? Succede che non hanno più memoria né fantasia. La stessa cosa è successa ai protagonisti del romanzo di Beatrice Masini, "Bambini nel bosco"   pubblicato da Fanucci Editore. Al mondo è successo qualcosa: una catastrofe che ha spazzato via le famiglie, le ore, le case e i nomi delle cose; così tanti bambini sono costretti a vivere in un posto a tutti sconosciuto. Tra loro c'è un gruppo più vivace che vive seguendo gli ordini della ferrea Hana e tutto il giorno allontana la noia cercando bacche da mangiare o azzuffandosi fino alle lacrime.

martedì 10 maggio 2011

“I viaggi dei miei eroi li ho immaginati, li ho percorsi, li ho fotografati, li ho desiderati, per molti anni". ChrL intervista Luigi Farrauto

Giulio Gasperini
ROMA –
Non potevo certo esimermi dall’intervistare Luigi! Troppe le passioni comuni, dai viaggi ai suq dell’oriente; troppi gli stessi richiami ad attrarci, le stesse seduzioni a vincerci. Troppo appassionante è stata la lettura del suo romanzo per non avere mille e una domanda da rivolgergli; troppe curiosità che volevano, perentoriamente essere soddisfatte. Ne è venuto fuori un confronto amichevole e stimolante, come se due vecchi amici si fossero fermati, per un attimo, e si fossero ritrovati sotto un medesimo cielo, a distanza di tempo in quantificabile; e si volessero confidare a vicenda tutte le strade percorse. L’intervista è lunga, quasi una doppia confessione (e, come tale, non ho voluto tagliare neppure una virgola!); abbi la pazienza di arrivare sino in fondo. Perché non ne sarai per nulla deluso.

Io sono un adoratore di Oriana Fallaci. E lei scrisse un romanzo che, come il tuo, ha come palcoscenico privilegiato il Medio Oriente. In questo romanzo Oriana costruì la sua particolare teoria del caso e del destino. Nel tuo libro ugualmente queste due entità quasi mitiche hanno un ruolo fondamentale. È per caso la cultura mediorientale che, più di altre, pone irrimediabilmente di fronte a queste due grandi estensioni causali che riguardano l’uomo?

Caso e destino sono entità forse onnipresenti in ogni forma di cultura, tradizione, arte. Non so se in Medioriente queste due estensioni abbiano una valenza diversa, o tanto diversa dalla nostra. Non ho le competenze per dirlo con precisione.
Nel romanzo il mio rimando al destino è sempre a un “destino tangibile”, un destino modificabile come le impostazioni di una macchina fotografica. Dunque il destino di un'immagine diviene “il restare appeso a testa in giù, in attesa di un Giudizio Universale, e magari finire nel cestino in mille pezzi”, e il protagonista “è come un dio minore alle prese con esercizi di creazione”, come un padre che può decidere quale sarà il carattere di suo figlio...
Di sicuro fare esperienza del Medioriente espone al mito, al fascino della storia, perché sono ovunque, è impossibile per chi viaggia in quei paesi non notarlo. E come tutti i luoghi che sono anche 'luoghi dell'anima', il Medioriente porta a riflettere molto, forse anche su caso e destino, sul concetto di distanza e di sorte. Poi, credo sia il 'destino' di chi si innamora di quei luoghi, il doverli raccontare e condividere...
Nel descrivere lo scenario della narrazione ho cercato di evocare le atmosfere più magiche legate al termine “medioriente”. Quelle delle Mille e una Notte, un romanzo in cui il 'destino' è affidato al racconto: Sherazad vince la morte descrivendo mille vite, una dentro l'altra. Mille mondi. Quello è il mondo arabo a cui faccio riferimento: imperfetto e umano, atmosferico e sensazionale.
Riguardo alla Fallaci, non conosco la sua particolare teoria su caso e destino. Né ho letto i suoi romanzi ambientati in Medioriente. Oriana Fallaci ha raccontato per una vita, e con passione, quella terra che entrambi amiamo. Ma del mondo arabo abbiamo due visioni totalmente opposte. Quello che ho descritto io non è affatto lo stesso mondo, lei lo vedeva un po' come una minaccia, per rimanere in tema 'destino'... A mio avviso così facendo si alimenta il fuoco della paura, esotizzando il mondo arabo inutilmente. Io credo che il 'destino' dell'umanità sia creare ponti, e percorrerli in entrambe le direzioni. Onestamente non ho mai compreso questa sua paura di una “islamizzazione dell'Occidente”, mi piace vedere la contaminazione culturale come un valore, che può farci crescere tutti, creando significati nuovi e più ricchi. È un processo che dura da millenni...



Io non credo al destino. La trovo una presuntuosa maniera, dell’uomo, di scaricarsi di responsabilità: come se ci si volesse smarcare dal potere dell’iniziativa e dalla nostra capacità di saper contrastare le situazioni, sia avverse che alleate. Potresti esporci la tua personale visione del caso e del destino?
Sono d'accordo con te. Non ci credo nemmeno io, al destino; sono convinto che sia solo l'individuo l'artefice del proprio futuro. Però credo alle coincidenze. Di quelle il mondo è pieno. Di 'casualità'. E se guardiamo la terra come una rete fittissima di connessioni, le coincidenze si spiegano facilmente. Niente metafisica o escatologia. Io sono una di quelle persone a cui si è inceppata la “sospensione del giudizio”. Non credo a niente che possa muoversi senza essere mosso. Non amo la fantascienza, nemmeno al cinema, non mi coinvolge.
'Destino' è una parola di cui si fa grande uso. Il romanzo ne è pieno. Nella mia mente, comunque, caso e destino differiscono solo per significante. “La fortuna è questione di geografia”.
Nella narrazione 'caso' e 'destino' hanno molta importanza. Sono le infinite combinazioni foto-chimiche di un'immagine, le infinite strade che si possono percorrere durante un viaggio. Sono le strade prese e quelle perse. È la consapevolezza che in un rullino ci siano concesse solo 36 foto.
Nella camera oscura, come nella finzione letteraria, non c'è limite, non c'è destino. C'è inventio e dispositio. Tecnica e sensiblità. Quello è il bello...


Questi tuoi personaggi, così distanti e manichei, a un certo punto si incontrano nella dimensione del viaggio, in quell'esperienza che Kapuscinski avrebbe definito del “varcare la frontiera”. Quanto ti sei divertito a immaginare i viaggi dei tuoi eroi? E ancora, quanto ti sei divertito (e ti diverti) tu in primis, a viaggiare?
Adoro Kapuscinski. Lui è uno che il mondo lo ha percorso per davvero, e con curiosità. Mi ha insegnato che il “Varcare la frontiera” non è solo un movimento del corpo. C'è un universo intero dentro quelle parole.
Il viaggio 'vero' mi dà dipendenza non perché mi diverte, ma perché mi arricchisce. Io visiterei qualunque paese del mondo, senza fermarmi mai, se solo potessi. Viaggiare soddisfa la mia curiosità, ma è una droga sottile ed efficace, difficile smettere.
I viaggi dei miei eroi li ho immaginati, li ho percorsi, li ho fotografati, li ho desiderati, per molti anni.
A piccole dosi. Progettare, descrivere e raccontare un viaggio immaginario, un viaggio di altri, è stato bizzarro. È un'attività emozionalmente complessa. Da un lato, la vertigine di libertà data dal poter raccontare, potenzialmente, di qualunque paese del mondo. Quindi in un certo senso 'visitarli'. Anche quelli più sperduti, o in cui nessuno si sognerebbe mai di andare. Dall'altro lato, la frustrazione che evocare certi luoghi provoca, perché a furia raccontarli ci si affeziona, e ci si vuole andare davvero, e al più presto... Per cui si scende a compromessi, luoghi ed esperienze vissute e accessibili...
Scrivere di viaggi altrui è un po' come lavorare per un'agenzia turistica: gratifica, apre l'immaginazione ma fa rosicare.


Come te, adoro i suq. Mi sono smarrito in quello di Gerusalemme, coi suoi quattro quartieri, sempre cogli occhi rivolti al cielo, ai colori, ai suoni e agli odori; mi son divertito in quello di Luxor, trattando per l'acquisto di due bellissime sciarpe di seta; ho mangiato il kebab più buono della mia vita in quello di Betlemme, in Palestina. Io cerco sempre di descrivere (e far capire) agli altri il fascino di questi luoghi, ma certe volte non son convinto di riuscirci. Tu come tenti, di solito, di stupire il prossimo nella scoperta di un luogo?L'unica soluzione è “mandarli a quel paese”. Nel vero senso della parola, intendo. Non c'è modo migliore, per comprendere le atmosfere del Medioriente, che andarci. Fare il passaporto e prendere un volo. A parole è difficile. Le foto un po' aiutano, ma è l'esperienza diretta che colpisce. Il vento della Palestina, l'odore di Damasco, la vitalità del Cairo... le parole non bastano per raccontarli, non trovi? Occorre andarci di persona. Perdercisi dentro. Poi ne riparliamo. Per questo spero che il mio romanzo venga visto come un “invito al viaggio”, al valicare la frontiera...


Ps.: a Betlemme fanno anche l'hummus migliore di tutto il Medioriente!


Sai che la geografia sta letteralmente sparendo dai programmi scolastici? Come me provi un incontenibile moto di disgusto per queste infauste decisioni (io, tanto per dire, tengo appesa a una parete della mia stanza un enorme planisfero anticato della Terra)?
Sono contento che tu mi faccia questa domanda. La questione della geografia è preoccupante. Sono un appassionato di cartografia, sto facendo un dottorato sulle mappe e l'immagine della città, la mia è una sorta di perversione iconica per le mappe. Ne ho di ogni forma e colore, e sapere che faranno la fine dei vinili, dimenticati e schiacciati dalle tecnologie, mi rattristisce molto. Quando sfoglio un atlante provo le stesse sensazioni che si hanno guardando un animale in via di estinzione, destinato a diventare vintage e chissà pure un po' chic.
A mio avviso il recente attacco alla geografia nelle scuole pubbliche è uno dei tanti simboli del degrado culturale che l'Italia sta vivendo negli ultimi anni. Mi piace come hai definito la tua reazione, “incontenibile moto di disgusto”. Ecco, i termini sono quelli. La geografia dovrebbe essere una conoscenza propedeutica a qualunque studio, ma nel trivio e quadrivio dell'Italia non c'è spazio per queste conoscenze. Ma se ci pensi la tecnica funziona. Meglio non sapere che quasi condividiamo più cose col mondo arabo che con gli inglesi, meglio lasciare le città mediorientali nel retro delle nostre mappe mentali, nella parte più nascosta possibile, così continueranno a farci sempre più paura; meglio ignorare chi ci sta attorno, meglio lasciare la ragione al suo sonno, così i mostri saranno sempre più avvincenti...
Mi rendo conto che la geografia non sia proprio il problema principale del nostro paese, però è l'ennesima frustrazione.
Nonostante il mondo sia sempre più a portata di mano di chiunque, nonostante ora sia possibile in qualunque momento ottenere informazioni su tutti i meandri del mondo, la conoscenza della geografia è diventata obsoleta, retrò. Gli unici posti che appartengono alle nostre mappe mentali sono vaghi scenari di guerra e bombe, villaggi vacanze tutti uguali e città di cui si ha letto qualcosa. Per questo motivo ho voluto dare tanta carica simbolica alle mie descrizioni del Medioriente. Volevo aggiungere un pezzo alla mappa mentale dei miei lettori. Come ogni mappa offrendo una visione parziale e mediata, ma per una volta dalla curiosità piuttosto che dalla paura. Ho messo il mio. Almeno ci ho provato...
Tornando alla geografia, la società moderna ci ha illusi di conoscere il mondo solo perché abbiamo le tecnologie più moderne per attingere a dati e informazioni, in ogni momento. Ma la conoscenza del mondo è altro. Il mondo è fatto di connessioni, di contaminazioni, di storie, di significati, difficilmente inferibili con l'iPhone. Non c'è niente attorno alla mappa di Google Earth consultabile anche seduti sul water. Hic sunt leones. Tutta arabia, quella...


Luigi, adesso una domanda che noi di ChronicaLibri rivolgiamo spesso agli scrittori: quali sono le tue tre parole preferite?
Ma intendi per suono o significato?
Per il significato “contaminazione”, “chilometri” e “oriente”
Per il suono la mia preferita è “sicché”, anche se non la uso mai, e dovrei.

C'è tempo fino al 15 luglio per il concorso "Wine on the road. Appunti di viaggio...per cantine"


FIRENZE - Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare. Andrej Arsen'evič Tarkovskij, Tempo di viaggio, 1983

Al via la quinta edizione del concorso letterario sull'immaginario del vino indetto dall'azienda vinicola Villa Petriolo di Silvia e Simona Maestrelli a Cerreto Guidi (Firenze). Fino al15 luglio 2011 wi potrà partecipare a  "Wine on the road. Appunti di viaggio...per cantine" inviando gratuitamente – all'indirizzo e-mail golpaja@gmail.comracconti brevi di 8.000 battute al massimo, in lingua italiana, sulla coinvolgente tematica del "viaggiar assaporando".

lunedì 9 maggio 2011

“La figlia del reverendo”. Una profonda esplorazione dell’animo umano edito da Neri Pozza


Alessia Sità
Roma – “Ci sgretoliamo anno dopo anno e tutto rimane uguale a se stesso”.
Lo scorrere del tempo e la stasi di un insignificante villaggio, sito nelle contee orientali dell’Inghilterra, fanno da sfondo a “La figlia del reverendo” di Flora Macdonald Mayor, pubblicato da Neri Pozza Editore, nella collana I narratori delle Tavole. Il romanzo, oggi considerato un capolavoro del XX secolo, fu pubblicato per la prima volta nel 1924 da Leonard e Virginia Woolf .
La vita vuota e banale della non più giovane Mary è completamente sconvolta dall’arrivo di Robert Herbert, un vecchio amico dell’accidioso reverendo Jocelyn. Improvvisamente, per la protagonista rifioriscono tutte le emozioni soffocate durante gli anni trascorsi nella canonica di Dedmayne.

domenica 8 maggio 2011

"Il deserto dei Tartari", il romanzo più famoso di Dino Buzzati

Agnese Cerroni
ROMA - Una mattina di settembre per Giovanni Drogo sembra giunto finalmente il momento di liberarsi della prevedibile e monotona esistenza condotta fino ad allora: sta per cominciare la vera vita, colma di promesse, soldi, belle donne, avventure. Infatti il giovane tenente, protagonista de "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati (Mondadori 1940) viene inviato dalla città alla Fortezza Bastiani. Tuttavia, da molti anni nessun attacco è più giunto da quel fronte, e la Fortezza, svuotata ormai della sua importanza strategica “E’ un tratto di frontiera morta (…) che non dà pensiero”. E' un luogo ai confini della vita, oltre che dell'impero, che guarda su un deserto dal quale un nemico pare debba emergere dai sassi e dalla sabbia, una costruzione arroccata su una solitaria montagna, di cui molti ignorano persino l'esistenza.

10 Libri sulla Mamma

ROMA - In ogni parte del mondo, spesso a primavera quando si abbandonava il clima freddo per i colori e i profumi dell'estate, si festeggia la figura della Mamma. Per questa occasione, legata all'antichissimo culto della divinità della fertilità degli antichi popoli politeisti, ChronicaLibri vi suggerisce romanzi, saggi e storie legate alla dolcezza e importanza della "genitrice". Ecco i nostri 10 Libri sulla Mamma:

1. La Madre, Grazia Deledda
2. Le parole tra noi leggere, Lalla Romano
3. In nome della madre, Erri De Luca
4. Madre e figlia, Francesca Sanvitale
5. Non dire madre, Dora Albanese
6. La madre perfetta, Kim Edwards
7. Tra mamma e Joe, Julie Anne Peters
8. Una madre lo sa. Tutte le ombre dell'amore perfetto, Concita De Gregorio
9. Il figlio perduto. Storia di una madre, Julie Myerson
10. Mamma senza paracadute, Lidia Castellani

E per i prossimi 10 Libri quale tematica suggerite?