Agnese Cerroni
ROMA - Può un padre lasciare un segno così indelebile da indurre suo figlio a seguirne il solco per tutta la vita? Questa la domanda che si pone Fernando Alcitelli in Sulla strada del padre (Cavallo di ferro editore)
Spinto dal ricordo intenso del genitore, il figlio ci porta con sé in un emotivo viaggio a piedi attraverso le strade di Roma, partendo dai resti della città antica per arrivare fino alla periferia sud (quella dove con il padre ha condiviso l’amore per il calcio e i racconti della guerra), passando per i quartieri che hanno da raccontare qualcosa sul suo passato. Il figlio attraversa rioni e strade seguendo la scia della memoria, rievocando nella mente le parole paterne, come a ricostruire il dialogo di un tempo. Gli sembra di leggere quelle parole sui muri e sui monumenti della città, anche dove tutto è cambiato e l’immagine nel la mente è lontana.
Roma diventa allora non solo il museo al l’aperto della storia collettiva, ma anche il museo di una storia individuale, l’affresco dei frammenti della giovinezza pa ter na «donata alle armi» e devastata dalla guerra, dalla pri gionia nel campo di concentramento. Con il suo nitore poetico, na to per restituire il sublime delle cose semplici, Fernando Acitelli ha raccontato un viaggio nella Roma presente che si fonde con le immagini ricordate e fotografate della Roma post-bellica, ma che è an che e so prattutto un pellegrinaggio alla ricerca del padre.
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