Marianna Abbate
ROMA - Vi ricordate "Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?" (Caravan Edizioni), il volume di i racconti sull'Europa dell'est di cui vi parlai tempo fa? Proprio ora, appena tornata dall'Europa dell'est, sono lieta di presentarvi l'intervista a Tiziana Cavasino e Herta Elena Rudolph, curatrici del libro. Buona lettura!
“Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar” è un libro corale, fatto da molte persone. Come nasce e quali sono state le dinamiche che hanno portato a questo libro?
La culla di questo progetto è una delle sedi dell’Università di Padova, dove il 6 dicembre 2006 alcuni giovani studiosi di lingue e letterature straniere hanno partecipato a un convengo sugli autori emergenti europei contemporanei. In quell’occasione fu lanciata l’idea di realizzare un’antologia di racconti in traduzione da tutte le lingue europee da pubblicare su Vibrisselibri, il bollettino-blog-casa editrice dello scrittore Giulio Mozzi. Il nucleo iniziale patavino, nel corso del tempo, si è allargato e sono stati coinvolti altri esperti di letteratura straniera e, soprattutto, traduttori da tutte, o quasi, le lingue europee.
I traduttori, oltre ad aver tradotto i racconti, hanno anche ‘scovato’ autori e racconti, basandosi sul tema scelto dal gruppo iniziale, ovvero “la vita urbana e la città europea”. La selezione dei racconti, la revisione delle traduzioni, i rapporti con gli autori, il reclutamento dei traduttori, la (faticosa) ricerca di una casa editrice sono state svolte interamente dalle curatrici. Giulio Mozzi, in questa avventura, ha avuto un ruolo fondamentale, soprattutto nella fase organizzativa del materiale raccolto. Alla fine di questo lungo lavoro editoriale, infatti, avevamo tra le mani una cinquantina di racconti inediti. Sono bastati un paio di incontri con Giulio per organizzare quella mole di materiale e creare due diversi indici per la ‘mappatura letteraria’ delle nuove voci europee.
“Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar? Racconti dall’Europa dell’est”, pubblicato da Caravan Edizioni alla fine del 2010, è solo una piccola parte del grande progetto europeo iniziale, benché sia un libro completo in sé.
Il resto dei racconti, infatti, è ancora in cerca di editore.
Questo libro è una raccolta di racconti ambientati in diverse città dell’est. L’Europa dell’est oggi è tanto diversa dall’Occidente?
A
una prima lettura si ha la sensazione che non ci sia una grande differenza tra
vivere in una città occidentale e vivere a Bucarest, a Budapest o a Salonicco:
la ressa sui mezzi pubblici, gli odori nei sottopassaggi, le attese alla
fermata dell’autobus, le chiacchiere al bar sembrano sempre le stesse, tuttavia
noi non abbiamo mai perso di vista il fatto che i racconti siano stati
originariamente scritti in lingue diverse depositarie di storie e culture
profondamente diverse tra loro.
Quello che emerge in alcuni di questi racconti è il rischio dell’omologazione culturale: i segni di un lento e inesorabile processo di occidentalizzazione nei paesi usciti dai vari regimi comunisti sono ben visibili. Il sogno dell’ovest e del capitalismo hanno segnato il passato recente di paesi come la Croazia e la Romania e il passato un po’ meno recente della Grecia. Tuttavia i protagonisti dei nostri racconti hanno spesso un atteggiamento critico e diffidente nei confronti della società consumista occidentale. Il benessere agognato si è spesso rivelato un miraggio irraggiungibile o, molto più crudelmente, la condanna a una povertà ancora più disumana.
Cosa vi ha guidato nella scelta dei racconti?
Lasciando da parte l’aderenza al tema prescelto, che era la condizione essenziale, ciò che ci ha guidate dall’inizio alla fine nella scelta dei racconti è stato il desiderio, condiviso anche con i traduttori, di dare spazio a una scrittura di qualità. Tutte le volte che ci siamo trovate di fronte a un racconto ben scritto la decisione è stata facile e unanime. L’altro obiettivo era quello di prediligere autori inediti o scarsamente conosciuti in Italia: cercavamo delle voci nuove che ci raccontassero delle realtà altre con un linguaggio diverso dal nostro. Per questo ci siamo fidate molto dei traduttori, non potendo leggere tutti i racconti in lingua originale. Nel caso specifico di “Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?”, la scelta di pubblicare racconti provenienti da paesi ‘dell’est’ (‘etichetta’ che però va un po’ stretta ad alcuni dei paesi inclusi) è in linea con la casa editrice il cui intento è quello di dar voce a culture e letterature di cui si sa molto poco. Alcuni dei paesi inclusi nella raccolta, tra l’altro, iniziano solo ora a trovare la loro, nuova, identità – pensiamo alla Croazia che è nata dalle macerie della ex Jugoslavia. Ed è interessante leggere in che modo i due autori croati affrontano il tema dell’identità.
Guardando alla realtà letteraria dell’Europa, pensate che in Italia ci sia bisogno di una ventata di “novità”, provenienti, perché no, dall’est?
Da questo punto di vista la casa editrice Caravan ha fatto una scelta coraggiosa selezionando racconti da ‘lingue minori’ e da paesi e letterature poco conosciuti in Italia, ma che sono molto vicini a noi e che probabilmente lo diventeranno sempre di più.
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