martedì 28 dicembre 2010

Patrizia di Carrobio ci porta tra i "Diamanti"

Giulia Siena
ROMA - Donne e diamanti, un legame antico e indissolubile che ha portato una donna che di mestiere commercia diamanti a scrivere una guida pratica e completa pubblicata da Astraea. ChronicaLibri ha intervistato Patrizia di Carrobio, autrice di "Diamati, una guida personale". 
 
Come è nata l'idea di una guida tutta dedicata ai diamanti? 

L’idea di una guida dedicata ai diamanti è maturata nel tempo, lavorando a contatto con le persone e rendendomi conto di quanto la gente fosse confusa dalle troppe informazioni reperibili sui libri, su internet o anche solo per sentito dire. Al posto di avere un’idea chiara su cosa fossero i diamanti, come andassero scelti e tutto quello che potesse interessare loro, le persone avevano un’idea del diamante e del gioiello unicamente basata sulla cosiddetta ‘leggenda metropolitana’. Con la mia guida, Diamanti, voglio cercare di mettere chiarezza e offrire delle informazioni quanto più vicine alla quotidianità di chi il diamante lo deve acquistare, per sé o per qualcun altro. 

Nel libro ci spieghi che per scegliere un diamante è essenziale affidarsi  alla teoria delle "quattro C" e al buon gusto, ma c'è qualcosa che fa di un gioiello un oggetto davvero di cattivo gusto? 

Con gli anni mi sono resa conto che ‘buon gusto’ e ‘cattivo gusto’ sono due concetti del tutto relativi. Così come un vestito può essere immettibile per qualcuno e stupendo per qualcun’altro, nello stesso modo, quello stesso vestito, per esempio, se indossato da una donna può apparire in un modo e se indossato da un’altra in modo diametralmente opposto. Ciò che sta male a una persona può stare bene a un’altra. La stessa cosa vale per il gioiello o per il diamante.
La mia opinione, ovviamente strettamente personale, è che sia il connubio oggetto-persona a determinare quanto quell’oggetto possa essere o meno di buon gusto. Credo, inoltre, che stare bene con se stessi aiuti a indossare con più naturalezza qualsiasi cosa, gioielli, abiti e quant’altro.

Come tu ci spieghi, dopo la seconda guerra mondiale tra le donne e i diamanti è iniziata  una lunga storia d'amore, questa storia d'amore oggi è ancora salda, nonostante i problemi  finanziari dell'ultimo periodo? 

Sono convinta che la storia d’amore tra le donne e i diamanti sia del tutto indipendente rispetto ai soldi o a una condizione economica più generale. Per questo credo che questa love story duri ancora oggi, indenne e incolume.

Tu hai lavorato in Italia, Inghilterra, America, come cambiano i gusti degli acquirenti in materia di diamanti? 

Le persone, ovunque si vada, sono molto influenzate dalle mode e dai costumi.
Negli Stati Uniti si usa molto volersi far notare (questo è un paese dove avere dei soldi e mostrarlo viene visto come qualcosa di positivo) e per questo forse i diamanti e i gioielli indossati qui sono in generale più vistosi. Diversamente dall’Italia dove per una questione culturale e sociale si tende più alla sobrietà, considerando la vistosità qualcosa di un po’ ‘cafone’.

I diamanti che scelgono le donne per se stesse sono diversi da quelli che scelgono gli uomini per donarli alle donne?

Credo si tratti di una questione del tutto personale: quanto più un uomo si trova sulla stessa lunghezza d’onda della sua donna, tanto più tenderà a scegliere quello che lei avrebbe scelto per se stessa.  

La recensione di "Diamanti, una guida personale" sarà online giovedì su ChronicaLibri

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