Roma- Senza alcun dubbio nulla nel romanzo di Arthur Nersesian Staten Island (Casini Editore) nulla è ciò che sembra: New York non è New York, ma una riproduzione in scala della grande mela che sorge nel bel mezzo del deserto del Nevada. Il protagonista Uli ( che ci guida tra le pagine del libro, facendo scivolare le azioni e rivelando i segreti della trama avvincente) non è che un povero diavolo senza memoria che cerca di ricostruire il suo passato e che per farlo non dispone di altre informazioni al di fuori di una frase impressa nella testa" Cammina verso Sutphin Boulevard. Sali sul Q28 per Fulton Street. Cambia col B17 e arriva all'East Village di Manhattan... finchè non arriva a Dropt... Sparagli un colpo alla testa... Poi prendi un taxi per ritornare all'aeroporto e sali sul primo volo in partenza... ".
Il resto della storia lo scopriamo man mano, in un'escalation allucinante e fuorviante di squallore e violenza. Tutto, anche il titolo trae in inganno: è un libro ma potrebbe essere la trama di un film di fantascienza. Chiusa l'ultima pagina resta nel lettore la convinzione che Staten Island non sia che un'illusione e il grande sogno americano nient'altro che una bugia costruita ad hoc nello sconfinato e sterile deserto del Nevada. Un miraggio di sangue e terra.
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